La trasparenza informativa sulla valutazione delle performance ospedaliere: un confronto degli effetti nei sistemi sanitari in Italia e negli Stati Uniti d’America

Riccardo Maurizi, Casarano (LE), 1990

imgStudio sull’efficacia della pratica di valutazione dei risultati ospedalieri mediante un confronto degli effetti della loro pubblicazione in Italia e negli Stati Uniti d’America, comprendente un’analisi empirica dei dati sul bypass aorto-coronarico e il raccoglimento di testimonianze dirette del Servizio Sanitario Nazionale (A.D. del Città di Lecce Hospital; Direttore Amministrativo della ASL Lecce).

Tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta del Novecento, negli Stati Uniti si è assistito all’introduzione di una nuova pratica nel campo della sanità, ossia l’attività di pubblicazione delle informazioni riguardanti le performance di strutture ospedaliere, professionisti sanitari e altre organizzazioni operanti nel settore.

Nonostante la tendenza nel ricorrere a tale public disclosure sia aumentata sempre di più con il passare degli anni e si sia diffusa in vari sistemi sanitari appartenenti ai Paesi più sviluppati nel mondo, le diverse categorie di stakeholder destinatarie delle informazioni pubblicate hanno spesso adottato pareri differenti riguardo i benefici – potenziali ed effettivi – conseguibili dalla pratica in questione. Soltanto in tempi recenti, pertanto, si è iniziato a mettere in luce la necessità di comprendere pienamente l’efficacia e l’utilità del public reporting sanitario, andando a indagare sotto ogni prospettiva le pratiche di misurazione, valutazione e comunicazione delle performance ospedaliere, in modo da determinarne le leve e i meccanismi – di natura giuridica, politica, economica e sociale – necessari al raggiungimento del suo fine ultimo, ovvero il conseguimento di effetti desiderabili e durevoli sulla qualità assistenziale di una nazione.

Proprio in questo tema – complesso ma di grande rilevanza – ha tentato di inserirsi il presente lavoro, attraverso una trattazione (che si è cercato di rendere il più possibile accurata ed esaustiva) sulle possibili conseguenze della trasparenza informativa delle valutazioni delle performance ospedaliere all’interno di due sistemi sanitari in particolare: quello del nostro Paese e quello degli Stati Uniti d’America. Di conseguenza, la prima parte della tesi è stata dedicata alla spiegazione teorica del potenziale impatto della public disclosure dei risultati ospedalieri e delle sue numerose modalità di comunicazione e applicazione nel sistema sanitario di un Paese, con l’ausilio di evidenze fornite dalla letteratura scientifica presente in materia. Per una maggiore chiarezza, nel primo capitolo è stata dedicata anche un’apposita sezione agli elementi gestionali e strategici applicati specificamente in contesti sanitari e alle più comuni procedure di misurazione delle prestazioni in tale ambito.

Nel secondo capitolo sono stati approfonditi i due contesti di riferimento, ovvero l’Italia e gli Stati Uniti d’America, illustrandone, nello specifico, le principali caratteristiche dei relativi modelli sanitari. In seguito, la centralità della questione della public disclosure delle prestazioni sanitarie è stata inquadrata all’interno delle due nazioni: in Italia, il Ministero della Salute e l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas) hanno introdotto per la prima volta nel 2010 un sistema univoco di valutazione delle performance ospedaliere, denominato Programma Nazionale Esiti (PNE); negli Stati Uniti, invece, il public reporting sanitario viene praticato da quasi tre decenni attraverso numerosi e variegati sistemi di valutazione delle performance. Tra essi, quello sviluppato dalla STS (The Society of Thoracic Surgeons) ha costituito la base per l’analisi empirica dei dati statunitensi, e per tale motivo ha ricevuto uno specifico approfondimento, parallelo a quello svolto nei confronti del PNE italiano. Il terzo capitolo, pertanto, è stato incentrato sullo studio delle informazioni – pubblicate in Italia dal PNE e negli Stati Uniti dal STS Adult Cardiac Surgery Database – riguardanti la disciplina della cardiochirurgia e, precisamente, l’indicatore del bypass aorto-coronarico.

La scelta di tale indicatore è stata compiuta in funzione del fatto che proprio il bypass aorto-coronarico ha costituito – fin dalla seconda metà degli anni Ottanta, periodo in cui la cardiochirurgia era stata identificata come la disciplina più all’avanguardia nel campo del miglioramento della qualità sanitaria – la base della diffusione delle pratiche di misurazione, valutazione e pubblicazione degli esiti ospedalieri. Rappresentando l’intervento cardiochirurgico maggiormente eseguito in tutto il mondo, l’analisi dell’esito a breve termine del bypass aorto-coronarico ha consentito di delineare un quadro rappresentante la qualità delle strutture ospedaliere italiane e statunitensi che eseguono tale procedura. Per quanto riguarda l’Italia, l’analisi ha evidenziato una generale invariabilità nella mortalità media – a livello nazionale – misurata a 30 giorni dall’intervento di BPAC isolato, nell’intervallo tra il 2008 e il 2013.

Restringendo il campo d’analisi, tuttavia, è emersa una relazione inversa tra la mortalità a 30 giorni dall’intervento ed il numero di interventi effettuati in una qualsiasi struttura: questo è un fattore su cui le strategie ospedaliere (e le politiche sanitarie adottate da ASL e Regioni) dovrebbero senz’altro puntare, dal momento che un elevato volume di attività per struttura è in grado di comportare risultati migliori (in termini di mortalità e di morbilità) mediante l’incremento delle competenze e dell’esperienza del personale cardiochirurgico. In seguito, si sono riportati i dati – opportunamente aggiustati per il rischio e dotati di significatività statistica – relativi alle singole strutture italiane in cui si eseguono interventi di bypass aorto-coronarico, calcolati sui due più recenti periodi temporali disponibili (intervalli biennali, per ragioni di potenza statistica): effettuando adeguati confronti e valutazioni, è emersa una notevole variabilità intra e inter-regionale presente sul territorio italiano, mentre l’osservazione dell’andamento temporale delle performance non ha consentito di giungere ad una conclusione univoca riguardo al potenziale impatto della pubblicazione dei dati effettuata dal PNE sui risultati delle strutture oggetto di valutazione.

Ad ogni modo, l’analisi empirica ha coperto anche un’altra delle funzioni svolte dal Programma Nazionale Esiti, ovvero quella di supportare l’adozione di programmi di auditing clinico e gestionale, studiando una specifica procedura di audit effettuata in seguito a problematiche – riscontrate dal PNE – avvenute nella fase di codifica e raccoglimento dei dati.

La sezione dedicata al contesto italiano si è conclusa con il raccoglimento di due testimonianze, particolarmente utili allo scopo del presente lavoro, appartenenti rispettivamente ad un dirigente di una delle strutture italiane top performer (Dott. Giorgio Straziota, Amministratore Delegato del Città di Lecce Hospital) ed al Direttore Amministrativo di una ASL (Dott. Vito Gigante, dell’ASL Lecce): mantenendo una sorta di “coerenza” territoriale e gerarchica nelle due interviste (in quanto il Città di Lecce Hospital appartiene all’ASL Lecce), si sono ottenuti due punti di vista – risultati differenti sotto alcune prospettive – sul modo in cui la pratica di valutazione e pubblicazione delle performance viene affrontata dal personale di un’AO o di una ASL e inserita nei processi operativi e strategici di una struttura accreditata con il SSN. L’analisi del contesto statunitense ha, invece, evidenziato una situazione più chiara ed omogenea.

Esaminando i risultati sul BPAC isolato delle strutture ospedaliere relativi agli ultimi due anni d’osservazione disponibili, sono stati riscontrati miglioramenti sia nella media nazionale che nella deviazione standard, indicanti un aumento dell’efficacia dei risultati e una diminuzione della loro variabilità, entrambi segnali di una maggiore qualità delle cure. Inoltre, negli Stati Uniti la variabilità (intra e inter-statale) non sembra costituire un fenomeno di grande rilevanza. La conclusione ricavabile da questi dati, dunque, sembrerebbe attribuire un effetto positivo alla public disclosure dei risultati ospedalieri, precisamente di quelli di esito cardiochirurgico. Attraverso un’ulteriore analisi relativa alla precedente esperienza statunitense di public disclosure esaminata dalla letteratura scientifica, è stato possibile concludere che nella sanità degli Stati Uniti, in cui gli ospedali sono particolarmente attenti alla propria immagine pubblica, la trasparenza informativa è in grado di attivare un meccanismo di “deterrenza psicologica” sulle strutture oggetto di valutazione: esse infatti, in caso di performance non soddisfacenti, attuano prontamente degli interventi migliorativi grazie ad una prudenza che risulta essere superiore a quanto la reale sensibilità dei destinatari delle informazioni richiederebbe.

Per mezzo di tali elementi è stato, così, possibile tracciare la misura dell’impatto che la pubblicazione delle performance ospedaliere ha fino ad ora determinato nei sistemi sanitari dell’Italia e degli Stati Uniti; ciò è avvenuto nel quarto ed ultimo capitolo in cui, in aggiunta, si è tentato di capire se vi sia l’eventualità di poter osservare anche nella sanità italiana gli effetti della public disclosure esaminati nel contesto statunitense.

Tenendo opportunamente conto di tutti gli aspetti relativi al background politico e sociale, peculiari e differenti nella sanità di queste due nazioni, sono stati suggeriti eventuali percorsi strategici e provvedimenti politici paralleli ad un uso efficace e continuativo delle informazioni di esito ospedaliero e funzionali all’ottenimento di un miglioramento complessivo verificabile non soltanto nel sistema sanitario italiano, ma anche nei contesti politico, economico e sociale.

Attraverso il ricorso a modalità di comunicazione specifiche e mirate in base alle differenti popolazioni target, ma accomunate tutte da una totale trasparenza informativa, e mediante l’adozione di provvedimenti di politica sanitaria che favoriscano l’inserimento di principi legati alla qualità e ai volumi nei processi di compravendita delle prestazioni (basando, quindi, il Servizio Sanitario Nazionale su un sistema di concorrenza controllata), sarebbe possibile assicurare ai cittadini l’erogazione di una migliore qualità assistenziale e, allo stesso tempo, favorire una più efficiente allocazione delle risorse all’interno del sistema sanitario italiano.


 
Titolo “La trasparenza informativa sulla valutazione delle performance ospedaliere: un confronto degli effetti nei sistemi sanitari in Italia e negli Stati Uniti d’America”
Anno conseguimento A.A. 2014/2015 – Magistrale
Università LUISS Guido Carli (Roma)
Facoltà Consulenza Aziendale (Dipartimento di Impresa e Management)
Materia/Insegnamento Analisi e Valutazione delle Strategie di Impresa e del Settore Pubblico
Relatore Prof. Roberto Dandi

Riccardo Maurizi, Casarano (LE), 1990, laureato magistrale in Consulenza Aziendale presso la LUISS Guido Carli di Roma il 21/7/2015 con votazione pari a 110/110, attualmente in cerca di un inserimento professionale mediante stage retribuito dopo una prima esperienza lavorativa presso Banca Popolare Pugliese svolta nel 2014.

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